AZIENDE AMICHE DEL PARCO: Cifarelli Pietro

Ubicazione
70024 – Gravina in Puglia (BA) - Località Pantano
Contatti
Tel 080/3105296
Cell 368/3633050
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Tabella sintetica
AZIENDA CIFARELLI PIETRO | |
Nome storico del centro aziendale | NO |
Coordinate geografiche del centro aziendale | 618579 - 4528159 |
SAU | 44,5 ha |
SAT | 44,5 ha |
Vegetazione naturale/seminaturale | 2,0 ha |
Territorio comunale | Gravina in Puglia |
Agriturismo | NO |
Fattoria didattica | NO |
Appartenenza a consorzi o associazioni territoriali | SI |
Azienda con prodotti agricoli certificati in biologico | SI |
Presenza allevamento animali | SI |
Allevamento brado | NO |
Trasformazione dei prodotti in azienda | NO |
Vendita prodotti presso azienda | SI |
Tipologia di prodotti venduti in azienda | Lenticchia rossa di Altamura, Cece nero, cicerchia, leguminose, cereali, uova. |
Tipologie colturali principali | Grano duro, leguminose, foraggio. |
prodotti aziendali
L’azienda Cifarelli si caratterizza per la grande varietà di produzioni quali cereali e leguminose, tra cui cicerchia, cece bianco, cece nero, fagiolo, fava e lenticchia di Altamura. Tra tutte particolare importanza rivestono le produzioni di Lenticchia di Altamura e Cece Nero, due leguminose la cui coltivazione era, un tempo, abbastanza comune sull’altopiano delle Murge.
INTRODUZIONE
L’Azienda agricola del Signor Cifarelli può essere considerata una realtà produttiva di spicco tra le “Aziende amiche del Parco”, soprattutto per l’impegno del proprietario nel riprendere la coltivazione di antiche varietà di leguminose.
L’azienda “La Valle nel Parco” si pone come valido esempio di un nuovo modello produttivo, alternativo alla cerealicoltura, diffusasi prepotentemente nell’area murgiana negli ultimi decenni.
La lungimiranza di imprenditori agricoli come il sig. Cifarelli, oltre alla variazione del quadro normativo a livello comunitario, stanno favorendo il ritorno a pratiche agronomiche tradizionali e straordinariamente efficaci, come le rotazioni colturali tra cereali, leguminose e foraggio.
Posizione e raggiungibilità
Da Altamura (Ba) prendere la SS 378 direzione Corato (Ba) dopo circa 7,1 km svoltare a sinistra per la SP 159 direzione Gravina in Puglia (Ba) e poi subito a destra sulla SP. 202 direzione Spinazzola (BT). Procedere sulla SP. 202 per circa 3,9 km e poi girare a destra imboccando una strada che costeggia un canale di bonifica.
ASPETTI PAESAGGISTICI E STORICI
L'azienda è collocata in zona Pantano, una zona pianeggiante ai piedi del costone murgiano, nella parte iniziale della fossa bradanica, l'ampia piana alluvionale a cavallo tra Puglia e Basilicata.
Come suggerisce il toponimo, l'area è sottoposta a frequenti allagamenti durante i periodi più piovosi (autunno-inverno), i quali, un tempo, dovevano essere ben più ingenti: si racconta infatti di gruppi di cacciatori di anatre ed altri uccelli selvatici che si servivano di barchini per spostarsi tra la zona di Pantano e quella attigua di Maricello, ugualmente predisposta agli allagamenti. In contrada Pantano è inoltre presente una “grave”, ossia un inghiottitoio a sviluppo verticale, che, durante le opere di bonifica degli anni ’50, è stata interessata da lavori che ne hanno alterato l’originario aspetto.
Giungendo all’azienda si ha un colpo d'occhio davvero notevole: campi coltivati verdeggianti si alternano ad antiche strutture masseriali, mentre i campi gradatamente sfumano nell'imponente costone murgiano. Il costone si presenta come la zona più selvaggia e suggestiva del’intera Area Protetta, una successione di rilievi collinari, rocciosi ed impervi, con pendenze notevoli. Dalla sommità di tali rilievi, a quote superiori ai 500 m sul livello del mare si gode una vista ampia che abbraccia la Valle del Bradano ed i rilievi dell'Appennino Lucano.
Addossati al pendio, al riparo dai venti freddi invernali, sono sorti, nei secoli, numerosi ovili in pietra, denominati localmente “jazzi”; essi, seppure in cattivo stato di conservazione, sprigionano ancora il fascino della pastorizia transumante, attività principale di questi luoghi sino agli anni settanta del secolo scorso.
ASPETTI NATURALISTICI ED ESCURSIONISTICI
Il costone murgiano è la zona indubbiamente più suggestiva del Parco ed è inserito nella zonizzazione del Piano per il Parco nella zona A, destinata alla conservazione dell’ambiente naturale nella sua integrità. Ci troviamo di fronte alle maggiori distese di steppa mediterranea del Parco, impreziosite dalla presenza diffusa di rocce affioranti che creano habitat rupicoli interessanti. La zona è frequentata da uccelli rapaci quali il falco Grillaio ed il Biancone, inoltre si trova lungo una importantissima rotta migratoria per tantissime altre specie di uccelli. Per tali ragioni, la zona è particolarmente interessante per gli escursionisti: la presenza di numerose mulattiere rende possibile la risalita del costone anche agli escursionisti meno esperti e la presenza di pinete, fa sì che la zona sia fruibile anche durante la stagione estiva. Dall’azienda “La Valle nel Parco” parte l’itinerario escursionistico AGR 02 AM che ha come meta il Pulicchio di Gravina, un’ampia dolina di crollo posta sulla sommità dell’altopiano.
IL PROPRIETARIO RACCONTA
In passato era consuetudine diffusa coltivare o acquistare pomodori, per produrre conserve destinate al consumo familiare durante la stagione sfavorevole dell’anno. Il periodo in cui l’intera famiglia si dedicava alla preparazione delle conserve a base di pomodoro era la fine dell’estate: le campagne, dotate di cucine a legna artigianali, oppure i piccoli locali al pianoterra, per l’occasione erano adibiti a “conservifici”. Dalla nonna ai nipoti tutti avevano la propria mansione, in una catena di montaggio organizzatissima: i bambini beneficiavano, sporcandosi di “rosso”, degli ultimi giorni di “libertà” prima dell’inizio della scuola, gli uomini caricavano e scaricavano la materia prima, le donne erano addette alla lessatura dei pomodori in gigantesche caldaie, per poi riporli, affettati, nei classici barattoli in vetro. L’alternativa era trasformare i pelati in passata di pomodoro, per mezzo di passasalsa a “manovella”. Ogni famiglia aveva il proprio segreto per rendere più saporita la conserva, chi aggiungeva basilico, chi l’alloro o un pizzico di sale. Era l’occasione per condividere racconti ed esperienze e per preparare altre prelibatezze quali i pomodori secchi, poi conservati sottolio. Il rito si concludeva col controllo dell’integrità di barattoli e bottiglie, estratti tiepidi da enormi bidoni riempiti d’acqua, dopo il processo di sterilizzazione a bagnomaria: essi erano lasciati bollire a fuoco lento per diverse ore, coperti da teli e sacchi di juta. Il signor Pietro conserva tutt’oggi questa tradizione contadina, certo che, in tempi di crisi economica e sociale, essa abbia più d’una valida ragione per essere riscoperta.
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